11 febbraio, 2009

Da Trieste a Reggio Calabria in mountain bike


Il Gruppo cicloescursionismo in mountain bike del CAI presenta: estate 2009: in sella con il PedalaItalia "da Trieste a Reggio Calabria in mountain bike"

[Comunicato stampa] - A dieci anni dal secondo CamminaItalia, tocca alle nostre mountain bike percorrere tutta l'Italia, in un ideale gemellaggio tra gli escursionisti con gli scarponi e quelli con le ruote, sempre all'insegna del motto “godere dell’ambiente e dei panorami, conoscere e vivere da vicino la montagna, amarla e rispettarla”... Ecco il messaggio che scaturisce dalla grande manifestazione, approvata il 10 gennaio scorso dalla CCE, che si svolgerà dal 5 luglio al 4 ottobre lungo tutte le Alpi e gli Appennini, guidata a turno da decine di sezioni del nostro Sodalizio, che si passeranno il testimone dalla città giuliana sino al capoluogo sullo Stretto di Messina.
90 tappe per 4500 chilometri, un dislivello complessivo di 110000 metri, partecipazione libera per i soci CAI, centinaia di soci coinvolti come direttori di tappa, un grande appuntamento ideato per promuovere il cicloescursionismo in stile CAI e privilegiare chi in montagna sale e scende lentamente. L’itinerario parte dunque da Trieste traversando il Carso sul lato italiano, poi risale la valle dell’Isonzo in territorio sloveno e, oltrepassata Tarvisio, segue la cresta delle Alpi Carniche, a cavallo del confine con l’Austria, sino a Dobbiaco: sono luoghi di grande suggestione, tra i quali ricordo la vista del golfo di Trieste, l’azzurro delle gelide acque isontine, la Achomitzer Alm, Forni Avoltri, i fischi delle marmotte prima del passo Silvella; avanti dunque con le Dolomiti di Fanes, i passi Gardena e Sella, saliti per carrarecce, l’alpe di Siusi, Bolzano ed il gruppo di Brenta.

Spingendo la bici rigorosamente a piedi, dal lago di Tovel si risale al passo del Grostè da cui si divalla su splendide discese sino alla val di Sole; Rabbi, lo Stelvio e Livigno portano in Engadina, per aggirare il massiccio del Bernina sul versante nord, in un paesaggio incantato.
Il lago di Como, con la selvaggia val Codera, l’elvetico Canton Ticino e la val Vigezzo contraddistinguono la parte mediana del segmento alpino: è il preludio che apre le porte del Rosa, da superare attraverso i suoi altissimi colli sul versante sud, il Turlo, l’Olen, la Bettaforca e la Nanaz, sui quali spesso bisogna spingere la bicicletta a piedi, arrampicandosi con fatica su aspri sentieri: ma anche questo fa parte del cicloescursionismo, proprio come nello scialpinismo si portano gli sci in spalla se manca la neve. Dopo il paesaggio segantiniano delle vallate di Torgnon e di Lignan, ecco sua maestà il Bianco, che si può ammirare in tutto il suo splendore pedalando in val Ferret ed in val Veny, seguito dalla traversata del Gran Paradiso per il colle del Nivolet.

Le Alpi Piemontesi, passando per il Sestriere e Limone, portano in vista del Mar Ligure e qui inizia l’Appennino, rivelatosi una miniera di luoghi dall’arcana bellezza e dalla grande sensazione di selvaggio: ecco dunque scorrere sotto le ruote dell’escursionista i monti Liguri, il crinale tosco emiliano, le montagne umbre, giungendo nel cuore segreto d’Italia, i Sibillini misteriosi, il Gran Sasso dolomitico, la Majella dea-madre, il Molise sconosciuto: la Bocca della Selva apre le porte del tanto bistrattato Mezzogiorno, rivelatosi uno scrigno di tesori per la bellezza del Matese, del Taburno, del Partenio, dei Picentini, degli Alburni e del Cervati. L’ultima parte, come si conviene, è davvero un gran finale: Pollino, Orsomarso, Sila Grande e Piccola, Serre ed Aspromonte portano, in un crescendo verdiano di sensazioni ed emozioni, sulla vetta del Montalto, duemila metri più in alto di
Reggio Calabria e dello Stretto, e qui inizia l’ultima discesa, per incontrarsi in un grande abbraccio finale con i soci delle isole che organizzeranno a loro volte ciclotrekking diretti a Reggio.

Claudio Coppola
CCE-Gruppo Lavoro Cicloescursionismo