16 febbraio, 2011

Anomalia spagnola che sa di ingiustizia

Contador assolto. E oggi sarà già in gara alla Volta Algarve, in Portogallo. Ci resta un senso di ingiustizia. O comunque ci sembra di avere a che fare con una giustizia tifosa. Dopo sei mesi siamo soltanto al primo tempo, perché adesso la palla passa all’Uci (il governo del ciclismo mondiale) e alla Wada (la massima autorità antidoping), che dovrebbero ricorrere al Tas. La decisione finale rischia di arrivare poco prima del Giro d’Italia (e se Contador vorrà partecipare, Zomegnan non avrà alcuno strumento per impedirglielo) o forse dopo. Tempi inaccettabili: così la lotta al doping non incassa punti al totalizzatore della credibilità. La Disciplinare della Federciclo spagnola ha fatto un triplo salto carpiato all’indietro confutando l’indicazione che aveva dato due settimane fa (un anno di stop). Da allora in Spagna c’è stata un’immensa campagna di stampa innocentista. E per difendere il numero uno del ciclismo mondiale è sceso in campo l’intero arco costituzionale iberico, dal premier Zapatero al suo antagonista Rajoy. Tutto ci fa pensare che la sentenza abbia i connotati politici.Difficile entrare nel merito della decisione. L’unico dato di fatto è che nelle urine di Contador c’erano tracce infinitesimali di clenbuterolo, una molecola che può essere assunta esclusivamente dall’esterno. Chi ha scelto di assolverlo ha evidentemente creduto alla tesi del filetto basco.... Non abbiamo capacità scientifiche per capire chi ha ragione. Ma le indicazioni da Wada e Uci erano piuttosto chiare. Da molto tempo, la Spagna ha un atteggiamento diverso rispetto al resto del mondo in materia di antidoping. Se fosse per la giustizia spagnola, Alejandro Valverde sarebbe ancora in gruppo. Dobbiamo ringraziare il Coni, l’Uci e il Tas se alla fine il trattamento di Valverde è stato lo stesso di Basso, Scarponi e gli altri di un’Operacion Puerto nella quale la Spagna resta insabbiata. Certo, lo sport in questo momento è una bandiera da sventolare con orgoglio. La Nazionale mondiale di Del Bosque, ma anche quelle di basket e pallavolo, Nadal, Alonso, Lorenzo, Contador... E’ il Paese numero uno al mondo in rapporto agli abitanti e difendere "politicamente" i propri campioni è una scelta popolare. Ma l’eccesso di difesa fa pensare che ci sia qualche nuvola nascosta nei cieli di quel tanto trionfare.
di Pier Bergonzi