NUORO, 23 febbraio 2011 - Ha vinto Cunego, ha vinto la Lampre, ha vinto il Giro di Sardegna, ha vinto il ciclismo, e non solo quello italiano. Damiano Cunego torna alla vittoria dopo un anno e mezzo: l’ultima volta alla Vuelta 2009. Come se Gilardino non avesse più segnato un gol da un campionato e una Champions, come se Razzoli non avesse più imbroccato uno slalom dopo l’Olimpiade. Quella di Cunego è stata una vittoria che vale almeno il triplo: perché voluta, cercata, desiderata. Una vittoria cominciata la mattina, con il piano della squadra: tutti per uno, lui, quello che era il ragazzo d’oro del Giro 2004, quello che è stato l’uomo d’argento al Mondiale 2008, quello che è diventato il visconte di Lombardia con tre vittorie. E una vittoria vera, autentica, spettacolare: quasi 200 km di tappa, gli ultimi 5 di salita al 5 per cento, nulla di proibitivo, ma abbastanza per far saltare in aria il gruppo e anche alcuni grandi protagonisti come Daniel Oss e Vincenzo Nibali.
la tappa — Pronti, via, dopo 5 km cinque uomini in fuga: il russo Mikhail Ignatyev, il canadese David Boily, il friulano Alessandro De Marchi, il toscano Elia Favilli e il romagnolo Alessandro Malaguti. E’ una fuga che, radioline o no, viene autorizzata dal gruppo: 40" al km 10, 2’45" al km 30, 4’50" al km 50, fino a un massimo di 7’ al km 83. Qui la Liquigas onora la maglia e va a riprenderli. Il primo a cedere è Boily, l’ultimo De Marchi quando la salita finale è già cominciata. Ci provano il solito Stefano Pirazzi con l’irlandese Philip Deignan. Ai -4 gruppo compatto. Ai -3 evadono in cinque: Eros Capecchi, Emanuele Sella, Michele Scarponi, il polacco Robert Kiserlovski e il colombiano José Serpa. Rientra Simone Stortoni, poi anche il leader slovacco Peter Sagan con Cunego, il russo Pavel Brutt, il belga Ben Hermans e Mauro Santambrogio. Sagan, alla ruota di Capecchi, fa il buco, Cunego non cade nel tranello, salta Capecchi ai 200 metri e torna alla vittoria.
la tappa — Pronti, via, dopo 5 km cinque uomini in fuga: il russo Mikhail Ignatyev, il canadese David Boily, il friulano Alessandro De Marchi, il toscano Elia Favilli e il romagnolo Alessandro Malaguti. E’ una fuga che, radioline o no, viene autorizzata dal gruppo: 40" al km 10, 2’45" al km 30, 4’50" al km 50, fino a un massimo di 7’ al km 83. Qui la Liquigas onora la maglia e va a riprenderli. Il primo a cedere è Boily, l’ultimo De Marchi quando la salita finale è già cominciata. Ci provano il solito Stefano Pirazzi con l’irlandese Philip Deignan. Ai -4 gruppo compatto. Ai -3 evadono in cinque: Eros Capecchi, Emanuele Sella, Michele Scarponi, il polacco Robert Kiserlovski e il colombiano José Serpa. Rientra Simone Stortoni, poi anche il leader slovacco Peter Sagan con Cunego, il russo Pavel Brutt, il belga Ben Hermans e Mauro Santambrogio. Sagan, alla ruota di Capecchi, fa il buco, Cunego non cade nel tranello, salta Capecchi ai 200 metri e torna alla vittoria.