Il Galibier è il valhalla del ciclismo dove riposano le memorie di Marco Pantani, che quindici anni fa scrisse la pagina più bella della storia del Tour de France strappando in assolo la maglia gialla a Ulrich, e dove si sublimò la disputa del sacramento, quella tra Fausto Coppi e Gino Bartali che proprio qui si scambiarono la borraccia della foto del secolo. Perché sul Galibier Coppi e Bartali sono i depositari della leggenda, come Bragi e Odino. Il Galibier si deve fare nonostante gli spaventi e le cancellazioni di ieri, la neve e le slavine, il freddo e la bruma e se non si può arrivare in cima anche meglio perché il nuovo traguardo è tutto per Pantani e la sua stele (Pantani Forever) che rischiara Les Granges e la Francia ce lo presta per l’omaggio della maglia rosa. Vince Giovanni Visconti, nato il 13 gennaio, lo stesso giorno di Marco: un successo inseguito da sempre, dalla prima partecipazione al Giro d’Italia del 2007, e dopo un anno durissimo di cadute, ritiri, depressioni e classiche tenebra. Nella fuga per novanta chilometri dalla cima del Moncenisio e in assolo sul Telegraphe, il due volte campione nazionale resiste sul Galibier senza voltarsi, fendendo il freddo e la neve, le braccia rarefatte al cielo delle Alpi. Secondo a 42 secondi, ed è la terza volta dopo Montasio e Firenze, il quarto podio perché ieri terzo, Carlos Betancur per sfilare grazie all’abbuono la maglia bianca a Rafal Majka, polacco quinto dietro al connazionale Niemiec. Quinto a 47” Fabio Duarte, a pochi metri (+54”) arrivano chiudendo la top-ten i primi cinque della classifica generale: nell’ordine di tappa Michele Scarponi, Vincenzo Nibali, Cadel Evans, Mauro Santambrogio e Rigoberto Uran. La maglia rosa mostra una splendida tenuta nel giorno in cui Visconti diventa re per una notte: per Nibali lo scettro è già pronto a Brescia.